Rientrato a casa, scarica nel pc le foto e i video della vacanza. Il primo che va a rivedere è questo, con l’attenzione avida e rotonda di un bambino.Una piazza assolata, molti turisti, gran confusione, un moto perpetuo di persone e piccioni, di immondizie e candore. Di lato, l’ombra corta e nera di un monumento sul selciato abbagliante del mezzogiorno. Al centro della piazza, un violoncellista, lo strumento abbracciato come fosse una donna, gli occhi sempre chiusi, serrati come per difendere un sogno. Non si distrae, non controlla. Quanti lo ascoltano, quanti se ne vanno, quanti offrono la moneta, quanti no: tutto ciò non lo riguarda… Fuori dalla sua musica, sia quel che sia.
Tuttavia, se per un momento aprisse gli occhi, vedrebbe com’è che si divide il mondo. Dinnanzi a questa, come dinnanzi a tutte le cose.
Ci sono quelli che corrono via veloci e non si accorgono di niente. Che sia Bach orumore di clacson, che sia un musicista o un buco nell’asfalto, si tratta comunque di un ostacolo da schivare, di uno spreco di tempo da evitare con destrezza. Corrono. Spesso si tratta di uomini, ma non è detto. Hanno la cravatta svolazzante all’indietro, leggera come una vanità, pesante come un cappio. Attraversano il video a velocità d’insetto: nessuno saprà mai chi fossero o dove se ne andassero, così frettolosi e cupi, così privi di attitudine alla vita.
Poi ci sono quelli che rallentano, un guizzo di curiosità, un sorriso. Esibiscono la sorpresa aprendo leggermente la bocca, ridiventando bambini. Ma hanno piedi nervosi e molte cose da fare. Non si fermeranno più di un minuto, non possono. Ne sono dispiaciuti. Vanno via rispettosi e pudichi, camminando quasi all’indietro come si fa davanti ad un regnante, per non volgere troppo brutalmente le spalle alla bellezza.
Infine ci sono quelli che non se ne vanno più. Riprendono, fotografano, restano rapiti fino alla fine, illuminandosi di pace ritrovata e gratitudine. Hanno capito che la poesia è ovunque, bisogna solo avere occhi e orecchi per afferrarla, passione per comprenderla, pazienza per goderla, memoria per custodirla.
Preme nuovamente Play e osserva ancora, con maggiore consapevolezza. Ecco, ora capisce: questo video gli piace perché gli parla di come ha vissuto.
Anche lui una volta correva, sordo cieco rapido impegnato, senza vedere niente. Anche lui poi ha imparato a sorprendersi e ad apprezzare senza però averne il tempo. Anche lui ora si ferma – fotografa, riprende, si commuove, assorbe, respira– e il tempo se lo prende tutto. Finalmente.
Spegne.
Sorride.
È contento di sé.
elle.pi
Fonte: https://luisellapacco.wordpress.com/2015/09/01/settembre-2015-musica/